La questione del fosso collettore

In questi giorni , da diverse parti, sono state rilasciate dichiarazioni sulla questione del fosso collettore in zona Sentina. La discussione verte sostanzialmente sul fatto che se ne propone la deviazione verso il fiume Tronto per una serie di motivi.

Primo tra tutti perché l’acqua che vi scorre pare sia inquinata, di conseguenza, per effetto delle correnti marine che spingono verso Sud,acqua torbida l’inquinamento si spalmerebbe su tutto il tratto di costa che interessa la riserva naturale della Sentina (che si estende proprio tra le due foci, quella del fosso e quella del fiume).

In secondo luogo perché il fosso collettore è maleolente, causa il proliferare di insetti, soprattutto zanzare e ciò indubbiamente crea un disagio non trascurabile agli abitanti del quartiere Sentina.

Infine, perché lo spazio occupato attualmente dal fosso potrebbe essere utilizzato per allargare la strada adiacente (via Martiri di Marzabotto) e in modo da migliorarne la viabilità e ricavare parcheggi per i sempre più numerosi frequentatori del campo sportivo Ciarrocchi. C’è chi vorrebbe deviarlo verso il fiume Tronto facendolo scorrere tra la ferrovia e la strada sopraelevata Ascoli-Mare, c’è chi invece propone la deviazione più a monte, prima ancora di arrivare in zona Sentina.

In ogni caso si propone un intervento la cui eventuale realizzazione richiederà studi di progettazione, cospicui finanziamenti e lunghi tempi di realizzazione. Su questa proposta, come si diceva, sono intervenuti o sono stati chiamati in causa, diversi autorevoli personaggi: il presidente del comitato di quartiere Mare-Sentina, Legambiente di San Benedetto, il consigliere provinciale Guido Castelli, il presidente della provincia Massimo Rossi ed altri. Emerge soprattutto la questione della competenza d’intervento.

Alcuni la attribuiscono al Consorzio di Bonifica del Tronto, altri al comune di San Benedetto, altri ancora alla provincia di Ascoli. Non si capisce bene chi debba decidere sul fosso collettore. Noi dell’Associazione Sentina, che da diversi mesi ci stiamo occupando delle questioni che riguardano prettamente la zona della riserva naturale, vogliamo aggiungere solo qualche elemento alla discussione con l’auspicio che serva a far riflettere meglio e soprattutto serva a sollecitare qualcuno almeno per gli interventi “ordinari” visto che per quelli “straordinari”, di cui abbiamo accennato, probabilmente si discuterà per diversi anni.

Primo: il fosso collettore, appena oltrepassata la ferrovia, definisce il confine nord della riserva naturale della Sentina, dunque ci pare ovvio che quanto meno sia doveroso sentire cosa ne pensa il Comitato di Indirizzo per la riserva della Sentina, visto che si discute di “faccende di casa loro”. Tra i vari interventi non abbiamo colto alcuna dichiarazione al riguardo da parte del comitato e ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i responsabili di un organismo che è stato investito dalla Regione Marche proprio per decidere sulle questioni inerenti la riserva.

Secondo: proprio in questi giorni le pagine dei giornali sono invase dalla questione del piano di assetto idrogeologico della bassa vallata del Tronto (il famoso PAI). Più di un intervento ha sottolineato come sia importante il ripristino dei sottopassi ferroviari affinchè vi sia il naturale deflusso delle acque verso il mare nel caso di un’eventuale esondazione del fiume (nel 1992 il danno maggiore si ebbe proprio dall’ “effetto diga” della ferrovia che impedì alle acque di raggiungere il mare causando l’allagamento del quartiere Agraria e del centro di Porto D’Ascoli).

Ci sembra dunque di cogliere una vistosa contraddizione se da una parte si vuole che la zona Sentina serva da vaso di espansione del Tronto per scaricare a mare una malaugurata piena e dall’altra si propone di ridirigere proprio verso il Tronto l’unico fosso della Sentina che porta l’acqua al mare.

Dove dovrebbe essere indirizzata l’enorme massa d’acqua in eccedenza se non in appositi canali di scarico a mare? Forse dovremo discutere la creazione, in corrispondenza di ogni sottopasso, di altrettanti canali di deflusso o si preferisce invece un allagamento incontrollato? Ci pare questo un argomento che dovrebbe far riflettere chi dovrà decidere quali interventi apportare nella complessa gestione del PAI.

Terzo: è vero che il fosso collettore è un problema per il quartiere Sentina e soprattutto per le persone che vi abitano a ridosso. E’ sporco, puzza, è causa della proliferazione delle zanzare. Non solo. Dentro e lungo i bordi vi è di tutto: sacchetti di immondizia, bottiglie in vetro o in plastica, cartoni, ombrelloni rotti, frigoriferi abbandonati, carogne di animali. Una discarica a cielo aperto. L’alveo è pieno di erbacce ed alghe che creano la ristagnazione dell’acqua (e di conseguenza le zanzare).

La recinzione è fatiscente, sono stati divelti lunghi tratti di parapetto che ne rendono pericoloso anche il normale passeggio lungo la strada. Se consideriamo poi che proprio la strada adiacente vede giornalmente transitare decine e decine di bambini che si recano al campo sportivo Ciarrocchi, ci si rende conto dell’elevato tasso di pericolosità, sia per la fatiscenza della recinzione sia per le condizioni igieniche a dir pocho precarie.

L’Associazione Sentina, pur essendo operativa solo da aprile, ha segnalato numerose volte questo stato di cose (Picenambiente, ufficio ambiente del Comune, Comitato di Indirizzo della riserva) e lo facciamo anche questa volta invitando chi di dovere a questa semplicissima riflessione: in attesa che ci si metta d’accordo su chi deve decidere le sorti del fosso collettore, in attesa dei progetti di eventuali deviazioni, in attesa che vengano trovati i necessari finanziamenti per fare qualsiasi cosa, in attesa che passi una decina d’anni per stabilire tutto ciò, è tanto difficile effettuare interventi di ordinaria manutenzione?

E’ così drammatico per il bilancio comunale spendere qualche centinaia di euro per tenere il fosso collettore pulito dall’erba alta e dalle alghe, per recuperare i rifiuti che ci sono dentro, per ripristinare la protezione sul lato della strada, prima che qualche auto o peggio ancora qualche anziano o bambino ci cadano dentro? Con una semplice ma costante manutenzione (non certo una botta e via, una volta l’anno) si eviterebbero i miasmi da discarica, le zanzare, il pericolo di andarci a finire dentro e soprattutto si restituirebbe un doveroso decoro ad un intero quartiere che, crediamo, contribuisca alle casse comunali allo stesso modo degli abitanti del centro o del lungomare, luoghi per i quali non ci pare che vi siano stati grossi problemi a trovare soldi e risorse per renderli più belli.

Non chiediamo strade lastricate o piazze con monumenti, chiediamo l’ordinaria manutenzione. Chiediamo troppo?

 

 

No response to “La questione del fosso collettore”